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Cagliari: in migliaia al corteo contro il Green Pass

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Anche il popolo sardo scende in piazza contro l’obbligo della certificazione verde sul posto di lavoro che entra ufficialmente in vigore oggi. Migliaia i partecipanti, duemila per l’Ansa. Quel che è certo è che, come già nel caldo pomeriggio del 24 luglio scorso, all’indomani dell’annuncio dell’introduzione del green pass prevista per il 6 agosto, per due ore un fiume di manifestanti ha invaso le strade di Cagliari al grido di “Libertà”, “No green-pass”, “Giù le mani dal lavoro”. Rispetto ad allora, è stato indubbiamente più imponente il dispiegamento posto a protezione degli ingressi dei palazzi istituzionali tappe del corteo, di cordoni di carabinieri e polizia in tenuta antisommossa. Che comunque hanno potuto serenamente godersi lo spettacolo di una protesta pacifica, quanto determinata. Ad organizzare la manifestazione, sono stati i gruppi sardi che da diversi mesi coordinano il malcontento e la protesta spontanea dei cittadini contrari alle misure che il Governo Draghi continua ad inserire nella cornice dell’emergenza sanitaria prorogata sino al prossimo 31 dicembre: l’associazione Sa Defenza, con la collaborazione del movimento Is Pipius no si tocant, Riparti Sardegna, Studenti medi, il Movimento Artigiani e Commercianti Medio Campidano, Uniti si vince e Magliette bianche.

L’evento si apre con il raduno di alcune centinaia di persone in Piazza Carmine: “Noi siamo la nuova Resistenza! Siamo qui per dire basta a questa dittatura: levate questo certificato verde che non ha nessuna valenza sanitaria. – incita al microfono Valter Erriu, presidente de Sa Defenza: “E mentre a Roma oggi si aprono le porte dell’inferno, noi siamo qui, in risposta a questi ignobili, per aprire le porte del Paradiso”- aggiunge, riferendosi alla mostra intitolata “Inferno”, inaugurata proprio oggi alle Scuderie del Quirinale. Poi, quando la folla abbandona la piazza per inforcare la Via Roma, Cagliari inizia ad accorgersi della portata della protesta: il traffico va in tilt, camionette della polizia e pullman di linea sono costretti a improvvisare inversioni a U a causa della folla accalcata di fronte all’Assessorato regionale alla Sanità. Poi il corteo prosegue, incamminandosi verso il Palazzo degli uffici della Regione e raccogliendo via via nuovi partecipanti, gonfiandosi e riempiendo come un fiume in piena la via Pola, via Mameli, corso Vittorio Emanuele fino da arrivare in via Trento: in testa al corteo c’è l’effigie della Madonna di Guadalupe, seguono striscioni e cartelli che invocano la Resistenza, il rispetto della Costituzione, la disobbedienza civile come dovere di fronte ai nuovi dittatori. Non ci sono bandiere di partito né di sindacati o associazioni di categoria. Qualcuno indossa la maglia delle associazioni e dei comitati organizzatori, altri hanno il volto del Che, altri ancora portano una ghirlanda di fiori in testa. La folla è colorata e variegata: uomini, donne, anziani, giovani, bambini. Tutte le categorie professionali sono rappresentate: dagli studenti universitari, agli imprenditori, agli operai, agli insegnanti, ai dipendenti pubblici e quelli privati. C’è chi sceglie di farsi riconoscere, come diversi rappresentanti del mondo sanitario in camice bianco e alcuni dipendenti dell’Arst in divisa. Ci sono anche uomini della polizia e dell’Arma che stanno composti ma complici, in borghese, con le loro mogli, mentre i bimbi sono a scuola. “Io ho pronto il mio passaporto – si offre di parlare Marta, operatore socio-sanitario che ha resistito fino a oggi contro l’obbligo vaccinale ma che di fronte all’imposizione del green pass non regge più pressioni e ricatti: andrò via da questo Paese, non mi rappresenta più e ho un figlio a cui devo garantire una vita libera e dignitosa”.

In contemporanea, in Piazza Palazzo di fronte alla Prefettura si è svolta un’altra manifestazione organizzata da Italexit, mentre nel resto dell’Italia centinaia di migliaia di persone agitavano, per la stessa causa, le piazze delle più importanti città in ciascuna regione, oltre ai porti di Trieste e Genova. A Cagliari alcuni partecipanti si sono già dati appuntamento per le prossime manifestazioni. Sembra un popolo che non vuole arrendersi e che promette battaglia.

Articolo di Alessia Pillolla

 

Foto: Samantha Giusti

 

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