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Carloforte: Fulvio De Nigris “Cosa ci insegna il Covid 19 sull’isola di San Pietro? Ci insegna che la paura gioca brutti scherzi.”

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Fulvio de Nigris, giornalista e scrittore, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma “Gli amici di Luca” e membro dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, dopo la lettera aperta al governatore della Sardegna riguardo al passaporto sanitario, ritorna a farsi sentire in materia di turismo e Covid-19. In un post, pubblicato sul gruppo FB Carloforte Project, De Nigris punta il dito sulla situazione che, dopo i quattro contagi da Covid-19 registrati a Carloforte nei giorni scorsi, si è venuta a Creare sull’ Isola di San Pietro.

<<Cosa ci insegna il Covid 19 sull’isola di San Pietro? Ci insegna che la paura gioca brutti scherzi. Che l’integrazione é cosa lontana da venire anche in una piccola comunità come quella di Carloforte. Che siamo stati additati come untori quando poi i contagiati sono persone dell’isola è che il nemico è dentro di noi. Per questo se, come altri, da decine di anni veniamo a Carloforte, abbiamo acquistato casa, paghiamo Imu e Tari, godiamo dell’ambiente, delle tradizioni e dell’accoglienza dei cittadini con i quali abbiamo tessuto relazioni di amicizia, beh un po’ ci ferisce quel “furesto” sussurrato a bassa voce in un momento di emergenza e di panico.>>

De Nigris continua il suo lungo post parlando della figura del turista, dei pochi controlli e della troppa fiducia sul senso di responsabilità persone.

 <<Perché il “furesto”, il forestiero, il turista, non è il nemico né il colonizzatore, bensì l’ospite che come tutti accetta le regole e le rispetta, così come colui che le decide. Ma dove sono le regole sull’isola di S.Pietro? Abbiamo visto assembramenti in ogni dove. Nei bar, nei ristoranti, sulle spiagge. E una assenza preoccupante di controlli per delegare tutto al buon senso delle persone. Questo ci preoccupa molto. Dal passaporto sanitario di Solinas al “liberi tutti”, il passo è stato breve. E non poteva essere indolore. Abbiamo rischiato a venire qui, spinti da uno spirito di ripresa e di libertà riacquistata dopo mesi di lockdown. Pensavamo di essere la soluzione, ma non ci saremmo aspettati di essere il problema. Turisti si, ma non “furesti”. Perché è vero che non siamo carlofortini, ma non siamo estranei al paese. In qualche modo ne facciamo parte. Bolognesi, veronesi, torinesi, romani e di tante altre aree geografiche del continente, noi siamo comunità. “I love Carloforte”, ispirato al celebre logo dell’artista e designer Milton Glaser, dovrebbe comprendere anche “I love furesto”. Perché noi non parliamo tabarkino, ma siamo la stessa comunità che dovrebbe tutelare il Sindaco di Carloforte, la massima autorità dell’Isola>>.

Già a pochi minuti dalla pubblicazione il post registra numerosi Like e commenti pro e contro il contenuto.

 Antonello Rivano

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