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Colpo di stato in Myanmar, Biden impone sanzioni alla Birmania

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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato l’imposizione di sanzioni contro i leader militari che hanno guidato il colpo di stato in Myanmar a inizio febbraio. «Serve un immediato ritorno alla democrazia, i militari devono rinunciare al potere che hanno conquistato e dimostrare rispetto per la volontà del popolo birmano, espressa nelle elezioni dell’8 novembre». La questione è di interesse internazionale e gli Stati Uniti continueranno a lavorare con altri paesi «per sollecitare altre nazioni a unirsi a noi in questi sforzi». Biden ha inoltre chiesto il rilascio immediato degli attivisti e dei leader politici reclusi, a cominciare da Aung San Suu Kyi. Verranno congelati i beni di militari ed ex militari coinvolti nel colpo di stato. Infine gli Stati Uniti applicheranno forti controlli sulle esportazioni.

Il primo febbraio in Myanmar l’esercito prese il potere con un colpo di stato: sono stati arrestati tutti i principali leader del partito di maggioranza, tra cui Aung San Suu Kyi, che era di fatto a capo del governo. I militari hanno dichiarato un anno di stato d’emergenza e al contempo sospeso le trasmissioni della televisione di Stato. Il golpe, guidato dal capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, ne ha determinato il ruolo di capo del governo, mentre l’ex generale Myint Swe, che dal 2016 era uno dei due vicepresidenti, è stato nominato presidente ad interim.

Il colpo di stato è avvenuto nel giorno in cui si sarebbe dovuto riunire per la prima volta il nuovo Parlamento dopo le elezioni dello scorso novembre, vinte nettamente dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, e perse dal Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP), sostenuto dai militari. Da giorni sono in corso proteste contro i militari, nonostante il coprifuoco e i divieti di assembramento decretati dalla giunta.

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