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Convegno sull’iconografia dell’Ogiditria promosso dal Circolo Oratorio ANSPI della parrocchiale di Santa Maria Vergine d’Itria di Portoscuso

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A conclusione della Festa della Patrona di Santa Maria Vergine Ogiditria, la Parrocchia promuove l’iniziativa organizzata dal Circolo ANSPI con un incontro culturale dal titolo “La Vergine Ogiditria” nel “Il Senso di un’Icona” con il relatore Andrea Oppo docente di Estetica ed Ermeneutica filosofica presso la Pontificia Facoltà Teologica “Sacro Cuore” di Cagliari. L’incontro è avvenuto con un attento pubblico nella Chiesa di Sant’ Antonio da Padova, venerdì 24 maggio.

Ad aprire il convegno don Antonio Mura che ha espresso compiacimento dell’iniziativa all’ANSPI parrocchiale Vergine d’Itria per le molteplici  iniziative rivolte a tutta la comunità. A seguire Elide Palla consigliere del Direttivo ANSPI, ha salutato i presenti e presentato il relatore prof. Andrea Oppo.

La tematica sull’iconografia della Vergine Ogiditria ha dato modo di rapportare il pubblico ad una completa conoscenza soprattutto sul culto di Nostra Signora d’Itria in Sardegna. Presente al convegno il presidente dell’Associazione Culturale Sardinian Events, Leo Basilio Pusceddu, che,da anni raccoglie notizie sulla venerazione dell’Ogiditria  in particolare a Portoscuso. Grazie all’intervento del prof. Andrea Oppo, il culto della Madonna d’Itria o Ogiditria o di Costantinopoli largamente diffuso in Sardegna, – commenta il relatore, – è sicuramente di origine orientale, in quanto legato all’icona della Madonna con Bambino, venerata a Bisanzio e importata in Occidente in un lasso di tempo che va dal periodo delle lotte iconoclaste  a quello della caduta dell’Impero d’Oriente . 

La devozione alla Madonna d’Itria – aggiunge il prof. Oppo, – viene analizzata attraverso le testimonianze del passato che raccontano l’origine, la diffusione, le espressioni, i significati, gli influssi, i protagonisti e l’evoluzione di un culto che nell’Isola ha assunto caratteristiche e subito trasformazioni particolari, intrecciandosi con la storia locale in cui si è sviluppato. Il convegno di Portoscuso, delinea una mappa di località del culto e delle sue manifestazioni e mette in luce, tra vicende storiche, l’affermarsi della devozione alla Madonna d’Itria.

Tra leggenda e verità storica c’è una teoria che è la più affermata, – prosegue il relatore Oppo, – secondo cui molti coloni dell’Italia meridionale, giunti in Sardegna per la pesca, non potendo ritornare nei loro paesi d’origine per la festa dedicata alla Vergine d’Itria, avrebbero istituito con il clero locale la festa in molte località sarde in onore della Santa. Ecco perché in Sardegna è vastissima la devozione dell’Ogiditria. 

 

Andrea Oppo (1970) è docente associato di Estetica ed Ermeneutica filosofica presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. Allievo di Sergio Givone, con il quale si è laureato all’Università degli Studi di Firenze con una tesi sul pensiero di Lev Šestov, ha poi conseguito il Dottorato in Filosofia allo University College Dublin (UCD) sotto la guida di Richard Kearney e di Simon Critchley, discutendo una tesi su Samuel Beckett a la filosofia, pubblicata in forma riveduta nel volume Philosophical Aesthetics and Samuel Beckett (Oxford: Peter Lang 2008).  Le sue principali aree di ricerca riguardano la filosofia russa dell’età d’argento, la filosofia dell’icona, l’apocalisse e il “negativo” come problemi filosofici, ma anche l’estetica di Heidegger e Adorno, e i rapporti tra filosofia e letteratura nella filosofia francese del dopoguerra (in particolare nel pensiero di Deleuze, Derrida, Blanchot e Badiou).  Tra le sue pubblicazioni in volume si segnalano in particolare: Shapes of the Apocalypse. Arts and Philosophy in Slavic Thought (ed.) (Boston: Academic Studies Press 2012); Estetiche del negativo. Studi su Dostoevskij, Čechov e Beckett (Cagliari, NGP 2009); Filosofia e salvezza (Cagliari, PFTS University Press 2013); La meraviglia e il fallimento. Un’introduzione ragionata alla filosofia (Roma, Castelvecchi 2015); La prospettiva inversa. Il senso dell’icona russa (Cagliari, PFTS)

 

Da anni Sardinian Events continua la ricerca di tutti quegli aspetti che inducono alla verità storica  della tradizione dell’Ogiditria

Il  600 è il secolo d’oro del culto di Nostra Signora d’Itria poiché raggiunse la massima diffusione e il massimo splendore. Ben cinquanta sono le località dell’Isola dove è attestato ancora oggi il culto mariano Ogiditria in 15 Chiese urbane e altrettanto  in chiese rurali; 31 in  cappelle e 5 in conventi. Da un’attenta ricerca, Leo Basilio Pusceddu, presidente di Sardinian Events trae, da una attestazione del  Masala, la presenza del culto antecedente il 600: a Sassari nel 1480 con l’arrivo degli Eremitiani e a Gavoi nel 1543 dovuto alla transumanza  dove i pastori determinarono il culto nelle località del Campidano.

Leo Basilio Pusceddu e Chicco Cherchi hanno voluto in questi anni raccogliere informazioni basate sull’autenticità storica di due grandi scrittori che, animati dalla devozione alla Madonna, hanno voluto regalarci attraverso le loro pubblicazioni qualcosa di nuovo uscendo dai vecchi schemi e portando ai nostri occhi la bellezza dell’icona dell’Ogiditria sempre attuale.

Nella presentazione del libro di don Amilcare Gambella, Franca Cherchi, Sindaco di Portoscuso negli anni della pubblicazione, ribadisce che “Ci sono esperienze che impongono salti di qualità e cambiano la vita: l’incontro con la Vergine d’Itria dovrebbe essere quella privilegiata per la sua chiarezza straordinaria in ordine alla fede. Il testo di don Amilcare è una ricerca appassionata e competente, – aggiunge Franca Cherchi – un motivo in più per dar modo ai portoscusesi che amano il loro paese e sono devoti alla Vergine d’Itria di spaziare culturalmente e di aprire lo sguardo a quegli orizzonti che affondano le radici in un passato che spiega abbondantemente il presente. Il testo e è ricco di risvolti pastorali e spirituali,  – prosegue Il Sindaco Cherchi, – che ben stimola dunque gli interessi culturali della comunità di Portoscuso desiderosa di tutto ciò che possa arricchirla”.

Proprio in quest’ottica Sardinian Events ha abbandonato l’idea di trascrivere ciò che  per anni hanno riportato gli scrittori in erba. Degno di nota è la dichiarazione di Leo Basilio Pusceddu, che nel convegno annuisce che il volto del Bambino con viso adulto nell’iconografia dell’Ogiditria, porta a fissare i tratti  fondamentali dell’effige di Cristo nel negativo dell’impronta del sudario di Torino.

Altra osservazione  di Pusceddu è nell’iconografia mariana dell’ Odigitria l’abbreviazione di Odigitria con il termine Itria,  parola che significa “mostra la via”. La tradizione cristiana vuole che questo quadro sia stato dipinto dall’Evangelista Luca quando la madre di Gesù era ancora in vita.  La lettura iconografica della dell’icona pittorica  accenna la Madonna nelle icone russe sempre triste col capo chino verso  il Figlio; sostiene col braccio sinistro il Salvatore mentre con la mano destra indica il Figlio. Il gesto della mano destra  ha una sola interpretazione ovvero quella di  “mostrare la via”.  Il termine usuale della Chiesa  “mostra la via”  si attribuisce alle parole di Gesù rivolte agli apostoli: “ Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv.14:6) ; Maria indica il Figlio come la  “Via” per condurre alla salvezza ; è Lui la strada, la via che ci conduce al Padre. 

La raffigurazione statuaria di Portoscuso va oltre ad altre raffigurazioni statuarie; di norma ai piedi della madonna sono disposte  due statue nelle vesti del cristiano liberato e del saraceno convertito. I bambini  potrebbero invocare protezione oppure la conversione innocenti, ma queste supposizioni ci allontanano dalle vicende del passato di Portoscuso. Una tradizione giunta ai nostri giorni vuole che il culto si diffuse dalle coste pugliesi e venne portato a Cagliari da venti schiavi liberati che fondarono la confraternita.

Carenti rimangono le notizie inerenti del gruppo statuario a riguardo dell’autore. Le notizie tramandate finora non ci danno indicazioni sicure del simulacro, solo trascrizioni di una statua lignea intorno al 1700 di uno scultore forse genovese commissionata dai proprietari della Tonnara in sostituzione della tela offesa e danneggiata dai barbareschi nel 1763.

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