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La Sardegna risulta nella mappa dei luoghi idonei ad ospitare i rifiuti radioattivi

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Mentre si attendono i nuovi colori che regolamenteranno il DPCM di Giuseppe Conte,  il Governo ha tolto il segreto e ha pubblicato la Cnapi (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee), il documento elaborato dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico. Il 30 dicembre la Sogin ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha pubblicato sul sito web https://www.depositonazionale.it/  la mappa delle aree potenzialmente idonee ad ospitare i rifiuti radioattivi.  Ad oggi esistono già 20 depositi che  sono distribuiti dal Piemonte alla Sicilia. A questi sono stati localizzati altri 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo  assegnando i voti con una graduatoria.  Seppur con una votazione molto bassa anche in Sardegna sono state individuate 4 aree idonee in provincia di Oristano e 10 nella provincia del Sud Sardegna, tutte sulle ondulazioni che circondano il Medio Campidano.  I comuni presi in esame dalla Sogin sono a Nuragus per 164 ettari,  339 ettari a Ortacesus, poi tra Las Plassas, Pauli Arbarei e Villamar (250 ettari),tra Pauli Arbarei, Setzu, Tuili, Turri e Ussaramanna (670 ettari), Nurri (156), Gergei (150), Siapiccia (150), tra Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus (339), tra Mandas e Siurgus Donigala (339), Guasila (241), tra Assolo e Villa Sant’Antonio (164), tra Segariu e Villamar (231) e tra Genuri, Setzu e Turri (151 ettari).

Il deposito nazionale – scrive il Sole 24 ore –  non riguarda le scorie più pericolose, quelle con radioattività più alta per le quali la soluzione sarà individuata in modo congiunto con altri Paesi.
Il problema che il deposito vuole risolvere sono i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali e terapie nucleari, radiografie industriali, guanti e le tute dei tecnici ospedalieri, controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche, il torio luminescente dei vecchi quadranti degli orologi. Perfino i parafulmini e i rilevatori di fumo che lampeggiano sul soffitto di cabine di nave e camere d’albergo contengono americio radioattivo. In Italia conserviamo 31mila metri cubi di scorie irraggiate. Una parte di queste scorie perde pericolosità perché la radioattività decade con il passare del tempo, ma ogni anno ne aggiungiamo molte di più.”

Intanto prima che fosse stato reso pubblico il documento, la segreteria del PD Sardo per bocca del suo segretario Emanuele Cani e del capogruppo regionale, Gianfranco Ganau, hanno ribadito “La contrarietà  ad accogliere il deposito di scorie nucleari sul nostro territorio regionale. Ancora una volta cogliamo l’occasione per ribadire, come già detto in più occasioni e in  in tutte le sedi politiche ed amministrative, il principio della Sardegna come regione denuclearizzata. Per questo motivo invitiamo il Governo nazionale, qualora ci fosse solo l’idea di individuare la nostra regione come possibile sede, di scartare anche la più remota di queste ipotesi,  rispettando l’unanime posizione più volte ribadita dall’intera popolazione Sarda. Naturalmente ribadiamo  di essere pronti ad avviare una sera mobilitazione in difesa dei sardi e della Sardegna che ha già dato tanto al Paese in materia di servitù militari e non solo.” 

Fonte: sito Sogin e Sole 24 ore

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