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Quartu, i cc del Nipaaf sanzionano un 28enne commerciante per mancata rintracciabilità di legna da ardere

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Ieri a Quartu Sant’Elena i carabinieri del Nipaaf (Nucleo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale) di Cagliari, a conclusione di accertamenti svolti nell’ambito dell’attività di controllo del commercio di legname nel Sud Sardegna, hanno notificato una sanzione amministrativa dell’importo di € 300,00 (minimo edittale € 150,00 e massimo edittale € 1.500,00), a un 28enne commerciante di legnami di Burcei, in relazione alla mancata rintracciabilità di legna da ardere da lui commercializzata. Forse non tutti sanno che, così come per gli alimenti, anche per il legname è necessario conoscere origine e provenienza del prodotto commercializzato. Ogni partita deve essere accompagnata da apposita certificazione, non è sufficiente infatti che nella bolla di accompagnamento sia contenuta una generica dizione: “legna da ardere”. Nel caso degli alimenti si tratta di motivi di carattere sanitario, nell’altro per contribuire a porre freno al disboscamento selvaggio del pianeta. Un regolamento dell’Unione Europea prevede quest’incombenza che è volta a garantire che ogni partita di legname rechi con sé un documento che garantisca il rispetto delle singole norme nazionali in materia di taglio e commercio del legname. Questo è vero per quanto riguarda i paesi UE al loro interno ma anche per le importazioni da paesi extra Ue che talvolta non si pongono grossi problemi in materia di danno ambientale e dai quali l’importazione richiede adempimenti molto severi. L’Italia è notorimente una grande importatrice di legnami da tutto il mondo in relazione alla propria produzione di mobili di livello industriale o artigianale ed è pertanto particolarmente soggetta a tali vincoli. Forse non tutti sanno che gran parte della legna da ardere che scoppietta nei caminetti sardi non proviene dalla nostra regione ma dalla Toscana, dove viene tagliata con dei vincoli molto chiari e perentori che vigono a livello nazionale e comunitario. Possono essere tagliate quote di terreni boschivi ben limitate, con una rotazione annuale che consente all’ecosistema di rigenerarsi nel tempo e permanere sostanzialmente inalterato, in maniera dunque molto diversa da quanto avvenne a fine ‘800 ed inizi del ‘900, nell’ambito di grandi appalti banditi anche (ma non solo) in ambito demaniale, quando laboriosi operai toscani trasformarono in carbonella gran parte delle foreste sarde, spesso primarie, totalmente vergini, per esportare il prodotto nel continente.

 

Fonte: Comunicato Stampa

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